La mostra, curata da Line Clausen Pedersen e Flemming Friborg, presenta circa 70 opere di Paul Gauguin, provenienti da musei e collezioni private, che permettono di riconoscere e analizzare le fonti figurative dell’arte del maestro. Queste spaziano dall’arte popolare della Bretagna francese, all’arte dell’antico Egitto, da quella peruviana delle culture Inca passando per la cambogiana e la javanese, fino alla vita e alla cultura della Polinesia, elementi raccolti durante i suoi numerosi viaggi. È proprio attraverso il confronto tra alcuni capolavori dell’artista e le sue fonti d’ispirazione che la mostra si prefigge di dimostrare il suo approccio peculiare e originale al “primitivismo”. La mostra intende sottolineare l’originalità della ricerca del primitivo che Gauguin perseguì nel corso di tutta la sua vita ed il suo interesse per le “culture altre” che si tradusse in una costante ricerca di materiale originale da integrare e fondere nella sua produzione. Spaziando dai dipinti alle sculture in legno, dalle ceramiche alle incisioni in mostra, le opere fanno quindi emergere come il “primitivo” di Gauguin sia visione artistica, stile di vita, viaggio di evasione dalla contemporaneità verso un mondo altro, incontaminato, carico di antichi significati, abitato da forze e spiriti ancestrali. Tale approccio nacque da un profondo desiderio di evasione dai dettami tradizionali della società a lui contemporanea e dai canoni dell’Impressionismo francese, per raggiungere un più elevato grado di verità e autenticità, sia nella vita che nell’arte.