A cura di Luisa Gnecchi Ruscone e Guido Guerzoni
Catalogo della mostra in programmazione al Mudec (Museo delle Culture di Milano) dal 28 marzo al 28 luglio 2024. Il racconto della storia del tatuaggio fin dalle sue più remote origini con un taglio storico e antropologico.
Il tatuaggio come lo conosciamo oggi, cioè “il tatuaggio moderno”, nasce quando James Cook nel Settecento riporta dalla Polinesia il primo uomo col corpo interamente tatuato, conosciuto come “il principe Omai” e lo presenta alla corte d’Inghilterra suscitando grande impressione, ma anche fascino.
Da allora è nata una “frenesia per il tatuaggio” che ha contagiato i reali, la nobiltà e l’alta società di tutta Europa. Ma il tatuaggio è stato praticato sul Vecchio Continente ben prima dei viaggi di James Cook. Vi sono evidenze che risalgono al paleolitico e al neolitico, testimonianze che ci riportano come la pratica del tatuaggio abbia assunto nel corso dei secoli significati, funzioni e naturalmente forme iconografiche diverse: ci si è tatuati per prevenire e curare malattie, per far conoscere il proprio rango, per devozione religiosa, per bellezza e per imbruttirsi e si è stati marchiati forzatamente per punizione o perché schiavi.
Il catalogo raccoglie un percorso cronologico e geografico attraverso le testimonianze e i reperti che sono arrivati a noi accompagnati dalla narrazione delle diverse forme e motivazioni con cui la sua pratica si è espressa nel corso dei secoli in Italia, nella zona del Mediterraneo (Antico Egitto, Grecia, Israele, Francia e paesi Balcanici) e in altre zone geografiche dove sono stati ritrovati reperti di particolare interesse (Perù, Siberia e bacino del Tarim).